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La democrazia del benessere quale conseguenza dell’automazione

By Ottobre 8, 2020No Comments

“L’intelligenza artificiale è una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana.”

(Marco Somalvico)

In passato, l’argomento era più adatto ai libri di fantascienza. Ma ora che la scienza ha concretizzato molte possibilità, non c’è ragione per non ipotizzare che, nel giro di pochi anni, si verificherà una profonda trasformazione del lavoro.

Molte aziende stanno già provvedendo ad automatizzare una parte di funzioni sul sistema di controllo interno; controlli che da sempre sono svolti dall’uomo, essendo considerate attività tipicamente di concetto.

Tali soluzioni risultano ancora in fase embrionale, però già attualmente è possibile riscontrare circostanze nelle quali l’uomo interviene solo se la macchina segnala delle possibili anomalie. Questo determina un notevole risparmio di tempo e risorse rispetto alle modalità tradizionali.

A breve, anche altri campi apparentemente intoccabili potrebbero essere profondamente condizionati, utilizzando strumenti e tecnologie già esistenti.

Per esempio: i molti periti tecnici oggi operanti potranno essere riorganizzati con un grosso ufficio centrale ad alta tecnologia, in cui le ispezioni in loco saranno effettuate grazie a Skype, o con l’invio di droni.

Oppure, pensiamo ai medici di famiglia: le interminabili file per ottenere un semplice certificato potranno essere snellite, grazie all’utilizzo di Skype ed ottimizzando gli studi medici, prevedendo accorpamenti ed organizzando aree specialistiche.

Lo ‘smart working’ rappresenta il futuro della prestazione lavorativa, indipendentemente dall’utilizzo della modalità stessa quale soluzione emergenziale: viene ridotta la necessità di trasporto e di servizi accessori (pulizia uffici, guardiania e mensa), favorendo altre modificazioni indotte nei settori funzionali a quello produttivo (come la realizzazione, ad esempio, della metropolitana senza conducente).

Le applicazioni sono infinite e imprevedibili, e la loro attuazione è determinata da un’analisi a medio termine di costi e benefici; allo stato attuale, ha ancora una rilevanza determinante il costo sociale di tali mutamenti, che in molti ambiti fa pendere ancora la bilancia dal lato dei primi.

Seguendo il corso del ragionamento, in ottica evolutiva, è ipotizzabile che saranno valorizzate alcune mansioni ad alto valore tecnologico e intellettuale, oppure settori artigianali di nicchia; probabilmente la remunerazione di tali soggetti crescerà in maniera esponenziale.

Cresceranno anche i servizi alle persone: ma invece, in quest’ambito, si prevede che la retribuzione media rimarrà invariata, in quanto rappresentano impieghi alla portata di tutti, quindi l’offerta crescerà più che la domanda.

La crescita della tecnologia potrà determinare un’ulteriore tendenza alla monopolizzazione ed alla globalizzazione dell’economia: un sistema complesso, dove pochi soggetti ad altissima specializzazione influenzeranno il mercato globale.

L’imprevedibilità del futuro è insita nell’interessantissimo concetto di ‘complesso’, molto spesso confuso con il concetto di ‘complicato’.

Un sistema complicato è, per esempio, un motore a scoppio: complicato nei suoi meccanismi di funzionamento, ma è possibile smontare il congegno per capire come ogni pezzo contribuisca all’andamento dell’insieme. In questa maniera, si può dire che il sistema complicato possa essere facilmente reso semplice.

Un sistema complesso, invece, può essere un formicaio: la conoscenza del singolo elemento non favorisce la conoscenza dell’intero sistema, che va esaminato nella sua interezza.

La differenza fondamentale è che in un sistema complicato il malfunzionamento di un singolo elemento blocca l’intero sistema, mentre un sistema complesso è in grado di reagire a qualsiasi mutamento esterno o interno (trovando, in molti casi, un nuovo equilibrio non prevedibile).

Ad oggi, quindi, non è possibile prevedere un futuro. Ma si possono formulare delle ipotesi.

Un possibile (e auspicabile) scenario che deriva logicamente dai punti citati è ‘la democrazia del benessere’.

Non potrebbe esserci ‘democrazia’ (nel senso autentico del termine) senza una limitazione del valore sociale della ricchezza: un modo, in questo scenario, per scongiurare una crisi globale sarà quello di distribuire la ricchezza imponendo un limite di profitto individuale e di impresa (per esempio, per pareggiare il minor gettito contributivo derivante dalla sostituzione della manodopera umana con i robot). Saranno poi gli Stati che dovranno ridistribuire tale ricchezza in forma di welfare e di reddito.

Per diminuire il valore sociale della ricchezza occorre aumentare il valore sociale del benessere personale: in futuro essendo molte mansioni ormai automatizzate, il vero benessere di una nazione non si misurerà solo con il PIL, ma soprattutto con il grado di benessere personale, le nazioni più ricche saranno quello che utilizzeranno meglio la ricchezza prodotta dai robot.

Per fare questo, dovrà crescere progressivamente il peso attribuito al benessere personale.

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