“L’errore appartiene al suo autore o al suo scopritore?”
(Tobias Grüterich)
Automatizzare i processi di produzione è il fattore decisivo per raggiungere un’automazione industriale efficace e sostenibile, con l’obiettivo di migliorare la vita lavorativa delle persone ivi occupate.
La gamma delle possibilità dell’automazione industriale va dallo scenario ‘manuale‘ (automazione nulla) a quello interamente automatizzato (automazione massima), con varie fasi intermedie che prevedono l’interazione uomo-macchina su diversi livelli.
Per quanto riguarda un sistema industriale automatizzato, l’interpretazione attualmente dominante prevede che quest’ultimo prenda in carico attività precedentemente svolte dagli esseri umani (di solito quelle ad alto rischio, usuranti e ripetitive): in questi casi, grazie al supporto del sistema automatizzato, all’essere umano viene richiesta meno attività lavorativa.
Ciò comporta un ripensamento del ruolo stesso dell’operatore industriale: spogliato delle attività manuali più dure, il lavoratore può dedicarsi a quelle che invece richiedono una maggiore capacità creativa e decisionale.
Ma nel mondo dell’ingegneria dell’automazione molto spesso sono trascurati i fattori psicologici, che tale impostazione comporta per l’operaio 4.0.
Si tratta di una nozione introdotta per la prima volta dalla psicologa cognitiva Lisanne Bainbridge, in una ricerca pubblicata nel 1983: il concetto di “ironia dell’automazione”. Un paradosso conseguente direttamente dai sistemi di automazione, in particolare quelli industriali.
In un sistema automatizzato caratterizzato da maggiore affidabilità, l’essere umano è deresponsabilizzato, e pertanto presta minore attenzione a eventuali errori del sistema. Se in un sistema completamente manuale l’errore è identificabile come un’alterazione del normale svolgimento dell’attività produttiva, in un sistema parzialmente automatizzato l’errore rischia di diventare irragionevolmente più frequente, a causa della minore attenzione prestata dall’operatore.
L’ironia dell’automazione è di fondamentale importanza nella progettazione dei modelli industriali del futuro: l’essere umano, quando è inserito in un contesto automatizzato, non si limita a svolgere meno lavoro, ma cambia profondamente il modo in cui svolge le attività di cui è responsabile.
Pensiamo, ad esempio, ai veicoli a guida semiautonoma, per usare un caso estraneo all’ambiente industriale. La guida semiautonoma comporta una riduzione delle attività previste dal guidatore, e ciò dovrebbe diminuire considerevolmente il rischio di errore umano; eppure, molte ricerche mostrano come il pilota sia più propenso alla distrazione e allo svolgimento di attività che riducono pericolosamente la soglia dell’attenzione, con rischi consistenti per la circolazione stradale.
Nel contesto industriale, effetti simili possono verificarsi su vari livelli di responsabilità, con potenziali effetti nefasti sia sulla sicurezza del processo produttivo sia sulla qualità del prodotto finale. Per rimediare a questi rischi, è necessario progettare i sistemi di automazione che prevedano un’allocazione ottimale di attività tra esseri umani e macchine.