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Love Death & Robots

By Settembre 27, 2021No Comments

“Love Death & Robots” è una sorta di antologia fantascientifica, composta solamente di corti animati.

Il tratto comune è appunto la presenza nella narrazione di una storia d’amore, di una storia di morte, o di una storia di robot. Se non di due o tre, tra queste, contemporaneamente.

È stata proposta la prima serie su Netflix un paio di anni fa, composta da 18 episodi brevi (nessuna parte supera i venti minuti di durata), ed è appena ritornata con una seconda tranche di otto storie.

La serie è stata ideata sotto la supervisione artistica e creativa di David Fincher (Sev7n) e Tim Miller (Deadpool), con un percorso di produzione piuttosto travagliato. In realtà, il fatto che gli episodi siano tutti creati da studi di animazione differenti, con tecniche eterogenee e sperimentali, fa inizialmente dubitare della coerenza complessiva del progetto.

Eppure, proprio le discordanze rendono maggiormente riconoscibili i tratti distintivi comuni; ma allo stesso tempo lo spettatore riesce a godere di una piacevole sensazione di affidamento al caso, quasi di stordimento. Come salire su una giostra vorticosa.

Per tenere fede al tema che ci sta più a cuore nel nostro ambito, parliamo di un episodio in particolare, cyberpunk, surreale ed esilarante: ‘Three Robots’, basato su un racconto di John Scalzi. Il corto di animazione narra di un gruppo di robot che visita una città apocalittica come una normale comitiva di turisti, per cercare di conoscere la razza umana basandosi sulle rovine lasciate dalla civiltà ormai estinta.

Tutti e tre i robot sono stati programmati per vari scopi: XBOT 4000 è stato costruito per i militari (ma in qualche modo si è evoluto da una console di gioco), K-VRC è stato costruito come baby-monitor e il Triangular Bot è stato costruito per informazioni e servizi.

La prima tappa è per cercare di assimilare il concetto di sport umano: in una palestra abbandonata, gli amici robot si imbattono in una palla da basket, che VRC chiama “sfera di intrattenimento”. XBOT viene invitato a giocare, ma alla fine i tre concordano che i rimbalzi non siano di per sé così entusiasmanti.

Alla fermata successiva, una vecchia tavola calda, il Bot Triangolare riattiva un juke-box, mentre XBOT e VRC cercano di risalire alla nozione di ‘consumo umano’ di fronte ad un vecchio hamburger ormai decomposto. In pratica, la versione umana della generazione di energia, che i robot considerano oscura ed inspiegabile: infatti, per loro è scontato possedere batterie a fusione per l’alimentazione. La conversazione porta alla domanda su come gli esseri umani siano stati effettivamente fatti, nonostante non siano dotati di firma distinguibile del loro creatore. Le due alternative possibili sono una divinità insondabile che li ha creati senza una ragione apparente dalla polvere, o zuppa molto calda. E sentirle esposte in questa maniera, in effetti, per gli esseri umani può risultare difficile da accettare.

In seguito, i tre visitatori trovano in un appartamento una creatura: un vero gatto vivo. L’essere aumenta lo sbigottimento del gruppo, perché non si sa nulla delle sue abitudini comportamentali, e non si riesce a comprendere se sia o no ostile. I robot cercano di capire come liberarsi del gatto in sicurezza, e VRC suggerisce di irritarlo accarezzandolo, provocandone invece le fusa. La reazione è interpretata come un segno di pericolo imminente, a causa dell’informazione contenuta nei database sul gioco di carte storico “Exploding Kittens”: con le fusa, l’animale sarebbe stato attivato, e se mai le fusa dovessero interrompersi, il gatto salterà per aria.

Il gatto li seguirà anche nelle tappe successive, tra cui un vecchio negozio di computer dove gli automi scoprono le loro origini.

L’ultima fermata del giro turistico è una base missilistica nucleare: il Bot triangolare spiega che lo scopo delle testate era quello di annientare il numero massimo di esseri umani nel più breve tempo possibile. Tri però precisa anche che gli umani non si sono estinti per via dei missili, bensì a causa di disastri ambientali causati dalle loro stesse condotte, come avvelenare l’approvvigionamento idrico, devastare il paesaggio e contaminare l’aria. In conclusione: “Si sono fottuti solo per essere un gruppo di idioti”.

Ma attenzione allo spoiler finale. Contrariamente alle aspettative, i robot non sono destinati a divenire la razza dominante sul pianeta: qualcuno potrebbe mai dubitare che, un giorno o l’altro, i gatti domineranno il mondo?

McService

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